Diamo spazio ai giovani per cambiare le cose

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Li avevo incontrati alcuni giorni prima della chiusura per pandemia ed ho chiesto di salutarli online al termine della loro riunione di  fine gennaio scorso, dopo un anno difficile, per porre loro la seguente domanda: ”Quale lezione trarre dall’ emergenza sanitaria vissuta in questi mesi”. Riporto alcune loro parole significative: isolamento, solidarietà e bene comune. Anche se colti impreparati e senza difese, sono stati capaci di adattarsi in maniera positiva ad una condizione traumatica: “resistere e decidere di stare vicino a coloro che sono stati colpiti dalla malattia e che pertanto soffrono di più”. Questa è stata la loro parola d’ ordine che si è trasformata in gesti di solidarietà collettiva per remare tutti verso lo stesso obiettivo di alleviare le sofferenze altrui. A causa del loro isolamento sociale e  della solitudine resasi necessaria e divenuta abituale, i meno espansivi si sono rifugiati nei social: il virtuale divenuto utile in certe situazioni, ma che non deve mai sostituire il reale sia nella scuola che nelle compagnie. Alla fine, però,  tutti hanno reagito impegnandosi nel volontariato in varie forme, come lavori socialmente utili, la caritas, la ronda della carità, mettendosi cioè a servizio del bene comune. Guidati da validi educatori, nel novembre scorso hanno seguito il convegno online di Assisi voluto da Papa Francesco per la nuova economia, condividendo come punto di partenza la persona con la sua dignità, desiderosi di dare il loro contributo avviando sul territorio nuovi processi per una economia più sostenibile ed inclusiva. I più sbarazzini hanno già deciso di partecipare ai prossimi campi scuola estivi della protezione civile alpina o di mininaia dell’ esercito, con il permesso dei genitori. In chiusura è emersa la figura di Noè tratta dalla Bibbia: una volta cessato il diluvio e messo di nuovo il piede a terra, una delle sue prime azioni fu di piantare una vigna. Traduzione: la vita ci fa aprire di nuovo una finestra sull’ avvenire. In un tempo in cui il diluvio per noi ancora persiste, occorre perciò avere il coraggio di seminare e creare. Erano i giorni della Memoria ed accennando a questo ricordo, ho ottenuto diverse domande in quanto loro amano la storia. Ho raccomandato però di meditare le mie risposte, affinché così facendo la Memoria non vada perduta. I giovani hanno quindi tutto il diritto di partecipare attivamente con la loro energia e trasparenza in tutti i settori della vita: sociale, culturale, artistico, politico. Sta a noi lasciare loro lo spazio di espressione e questo mondo che sa di “stantio” si rinnoverà.  Giorgio Bighellini 

Articolo presente sul Montebaldo https://www.anaverona.it/https://www.anaverona.it/wp-content/uploads/2020/12/IlMontebaldo2021-8a5.pdf

Nella foto: Palazzolo, al banco alimentare Gianni Chiavenato e la figlia Margherita, educando i figli alla generosità