Pellegrinaggio di Costabella

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(Fonte: L’Arena)
Sempre in prima linea quando c’è da far memoria. Ancora di più su quelle montagne poco distanti dal confine dove italiani e austriaci si sono combattuti in condizioni estreme durante la Prima guerra mondiale, pagando con pensanti perdite su entrambi i fronti. Ieri200penne nere veronesi dell’Associazione nazionale Alpini (24mila i soci della sezione scaligera) hanno risalito il Baldo da Prada di Brenzone fino alla chiesetta di Costabella, sull’omonimo crinale, per inaugurare una serie di pellegrinaggi sui luoghi del ricordo. Domenica prossima tocca all’Ortigara, sull’altopiano di Asiago; un appuntamento nazionale che Verona organizza insieme ai gruppi Ana di Asiago e Marostica. Poi Passo Fittanze il 15 luglio, la Conca dei Parpari il 29, il rifugio Scalorbi domenica 26 agosto e il 2 settembre Sant’Anna d’Alfaedo, per festeggiare il patrono degli alpini san Maurizio. «È sempre una grande emozione vedere tante famiglie con bambini e persone anche anziane che pur con notevoli difficoltà fisiche risalgono il sentiero con quel passo lento e cadenzato, il “passo alpino“, e il cappello ben calzato in testa con l’obiettivo di fare memoria » commenta Giorgio Sartori, vicepresidente vicario della sezione veronese dell’ANA. Il pellegrinaggio alla pieve di Costabella è una tradizione lunga 55 anni. Era il4 agosto del 1963 quando le penne nere di Verona inauguravano la chiesetta all’altezza del rifugio Chierego, voluta fortemente dal loro cappellano monsignor Luigi Piccoli e dedicata ai santi Maurizio e Bernardo– quest’ ultimo protettore degli alpinisti – oltre che a Maria Regina Pacis, regina della pace. È stata eretta in memoria del capitano Aleardo Fronza della 258ª compagnia del Battaglione Val d’Adige, medaglia di bronzo al valore militare, ucciso da una granata il 4 agosto 1916. All’interno, nel sacello ossario, vi riposano i resti dell’alpino Raffaele Solve, caduto in Russia a Nowo Kalitwa il 4 gennaio 1943, all’età di 21 anni. Ieri a metà mattina l’appuntamento al rifugio Fiori del Baldo, da dov’è poi partita la «cordata» a piedi. Alle 11 gli onori al vessillo sezionale, l’alzabandiera e gli onori ai caduti di tutte le guerre, il saluto del presidente Luciano Bertagnoli e delle autorità – presenti i sindaci di San Zeno di Montagna Maurizio Castellani, di Caprino Paola Arduini e di Sant’Ambrogio di Valpolicella Roberto Zorzi – e la messa celebrata dal cappellano sezionale don Rino Massella, animata dal coro Ana La Preara di Lubiara. Poi, come consuetudine vuole, piatti di minestrone e panini offerti a tutti i presenti. «Gli alpini veronesi» spiega Sartori «hanno iniziato a commemorare i loro caduti negli anni immediatamente successivi al conflitto e ancora oggi vogliono continuare a rappresentare il collante tra memoria e futuro. Il messaggio è quello del ricordo, sì, ma non solo fra di noi: ricordare i morti per aiutare i vivi», come recita il motto dell’Associazione nazionale Alpini. Particolarmente sentito sarà l’appuntamento di domenica prossima sull’Ortigara, ricordato come “il calvario degli alpini“ per il massacro di migliaia di soldati durante la battaglia del 10 giugno 1917. Un luogo simbolo per le penne nere di tutta Italia e in particolare per quelle veronesi che su quel fronte impegnarono due battaglioni, il «Verona» e il «Monte Baldo», offrendo un tributo di sangue elevatissimo.

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