ADDIO A GIUSEPPE PIPPA, 100 ANNI, UNO DEGLI ULTIMI REDUCI DI RUSSIA

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Ha posato lo zaino a terra ed è andato avanti.
Giuseppe Pippa, per le penne nere semplicemente “El Pippa” è mancato lunedì mattina a 100 anni. Con lui se ne va uno degli ultimi, più probabilmente davvero l’ultimo, alpini veronesi reduci della terribile campagna di Russia del ’43.
I funerali si sono svolti mercoledì mattina, alle 9.30, nella chiesa parrocchiale di Goito, paese del mantovano in cui viveva da tempo. Il feretro partito dalla casa in cui abitava, è stato scortato dal vessillo della Sezione di Verona dell’ANA.
Uno degli ultimi momenti pubblici che lo hanno visto protagonista è stato lo scorso aprile per la festa per i suoi 100 anni. Per l’occasione, Goito si è stretta attorno al reduce veronese che per decenni ha portato la propria testimonianza ai giovani, raccontando l’atrocità della guerra. Era il 30 aprile e il Pippa raggiungeva la piazza, partecipando alla breve sfilata, a bordo di una campagnola militare ornata con il Tricolore, guidata e attorniata dai ragazzi del Gruppo Giovani dell’ANA Verona: alpini di ieri e di oggi, passato, presente e futuro a sfilare insieme.
Nato il 6 aprile del 1922, a S. Zeno di Montagna, Giuseppe Pippa ha frequentato le scuole fino alla quarta elementare. Poi ha proseguito ad imparare con un avvocato, nel tempo libero dal lavoro con il bestiame sugli alti pascoli del Baldo. La cartolina precetto gli arrivò il 19 gennaio 1942, vent’anni ancora da compiere: venne assegnato al Battaglione Verona del 6° Reggimento Alpini. E partì per la Russia. Fu uno dei fortunati a tornare dalla terribile Campagna di Russia, nel ’43. Sopravvisse alla battaglia di Postojali, lì gli si congelarono i piedi, perse due dita che gli vennero amputate successivamente, ma con grande forza uscì dalla sacca e, dopo una tappa in un ospedale in Germania, rientrò in Italia. Visse qualche anno ancora nel veronese, alle pendici del Baldo, per poi trasferirsi nel mantovano, a Goito. Dotato fino all’ultimo di una mente lucida e grande coraggio, ogni anno incontrava gli studenti nelle scuole e raccontava la sua esperienza. Racconti che svelavano atrocità e sofferenza ma che colpivano per l’umanità con cui venivano testimoniati. Avendo vissuto l’assurdità della guerra in prima persona, è Pippa stesso che per decenni alle nuove generazioni non ha mai mancato di condannare qualsiasi forma di conflitto.